Le malattie osteoarticolari

1 Giugno 2024di Alfredo Nardi

Le malattie osteoarticolari: cosa sono?

Sono quelle malattie che colpiscono ossa, articolazioni, muscoli, tendini, nervi e che causano doloredisabilità, deterioramento della qualità di vita, depressione. Le cause possono essere molteplici (traumatiche, metaboliche, degenerative, infiammatorie, infettive, neoplastiche) e la diagnosi spesso difficile che richiede competenze specifiche. Tra le malattie osteoarticolari quelle caratterizzate da  fragilità scheletrica sono assai frequenti e caratterizzate da un’elevata incidenza di fratture.

Chi può essere colpito da fragilità scheletrica?

La fragilità ossea può colpire chiunque e a tutte le età; essa può anche essere la conseguenza di altre malattie (osteoporosi secondaria), alcune genetiche (osteogenesi imperfetta), altre ormonali (ipertiroidismo, ipercorticismo), intestinali (bypass intestinali, gastroresezioni, celiachia, morbo di Crohn, colite ulcerosa), tumorali (mieloma, linfoma), ecc.

Qual è l’osteopatia da fragilità più frequente?

Tra le osteopatie “fragilizzanti” la più frequente in assoluto è l’osteoporosi cosiddetta primitiva distinta in postmenopausale e senile in cui causa risiede nello scheletro.

Qual è l’incidenza dell’osteoporosi?

Sono decine di milioni le persone nel mondo colpite dall’osteoporosi. Si calcola che ne sia affetto una donna su tre dopo i 50 anni e un uomo su cinque dopo i 65 anni. A rischio di fratturarsi per osteoporosi nel corso della vita è del 46% delle donne e del 22% degli uomini. In Europa si verifica una frattura per osteoporosi ogni 30 secondi.

Quali ossa si fratturano più facilmente nell’osteoporosi?

Nell’osteoporosi tutte le ossa possono fratturarsi ma più colpite sono le coste, gli omeri, i polsi, le vertebre e il collo del femore. Le fratture vertebrali e le fratture di collo femore sono particolarmente gravi perché causano disabilità con perdita dell’autonomia, scadimento della qualità di vita ed aumento di mortalità.
Le fratture vertebrali sono assai frequenti e spesso coincidono con l’esordio clinico della malattia. Possono manifestarsi con dolore improvviso alla schiena e causare deformità (gobba della vedova) e calo staturale. Una conseguenza temibile delle fratture vertebrali è il cosiddetto “effetto domino” ossia il ripetersi di nuove e più gravi fratture.

Quale trattamento viene proposto per le fratture vertebrali?

Inizialmente il trattamento in acuto delle fratture vertebrali osteoporotiche è sempre conservativo, ossia basato sul riposo a letto, sull’assunzione di analgesici e sull’uso di ortesi (busto).
In casi selezionati, quando le fratture vertebrali causano dolore persistente, si può intervenire in  chirurgia mininvasiva (vertebro-cifoplastica) stabilizzando la frattura.

Quale trattamento viene proposto per le fratture di collo femore?

La frattura di collo femore è la conseguenza più frequente e più temuta delle cadute, colpisce donne e uomini con osteoporosi sopra i 70 anni e necessita sempre di ricovero ospedaliero e di intervento chirurgico.

È possibile ridurre il rischio di fratture nell’osteoporosi?

Oggi si dispone di farmaci assai efficaci nel prevenire, in pazienti con osteoporosi, non solo la prima frattura ma anche di ridurre il rischio di nuove fratture in chi già ne ha avute. Un trattamento farmacologico mirato è, quindi, in grado di ridurre l’incidenza di fratture nei soggetti a rischio.
Indispensabile è un’accurata valutazione clinica che consenta di calcolare il rischio fratturativo e di instaurare, dove necessario, l’idonea terapia.

Per quali persone è indicata la valutazione specialistica?

Innanzi tutto in chi ha già avuto una frattura e poi in tutte le persone che presentino fattori di rischio per frattura, ossia le donne in post-menopausa, soprattutto se iniziata prima di 45 anni, gli anziani, in quanto l’età avanzata è un importante fattore di rischio per cadute e fratture, coloro nei quali la densitometria ha evidenziato una bassa densità ossea, chi ha una storia familiare di fratture vertebrali o femorali, chi assume farmaci in grado di danneggiare l’osso (cortisone, anticonvulsivanti, eparina, ormone tiroideo, diuretici, inibitori dell’aromatasi somministrati nella terapia del cancro della mammella, etc.), chi fuma o eccede in alcolici, chi è affetto da malattie reumatiche (artrite reumatoide, LES, etc.), da diabete, da malattie intestinali o chi ha subito un trapianto d’organo.

 

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